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La poesia è un respiro,
che sfugge al tempo,
non riposa tra pagine sbiadite,
ma vive in sguardi e sospiri.

È nel sorriso di chi si sveglia all'alba,
nel silenzio che abbraccia il vento,
nelle mani che creano, ignare,
 versi di vita.

Non serve inchiostro,
basta un battito,
un attimo che si libra
sulle curve imprevedibili del tempo.


Siedi,
come radice antica che sa di pietra e pioggia,
in quest'ombra che non conosce mattino.

Ascolta:
un respiro è caduto,
un altro è già sul ciglio del mondo.
L'attesa è un silenzio denso,
un pozzo profondo dove l'acqua non si muove,
eppure vibra di tutto ciò che un giorno sarà.

E allora capisci:
non è il mondo che manca,
sei  tu che aspetti,
sei tu che nel quieto farsi di ogni istante
trovi il senso di ciò che non sai,
ma che da sempre già sei.


Le foglie d'autunno si tingono d'oro,
un ultimo abbraccio del sole che scende,
un canto silente, un addio senza voce,
mentre gli alberi, saggi, le lasciano andare.

Non c'è nostalgia, solo il tempo che volta,
un gesto antico che sa d'eternità.
Gli alberi sanno che il sole riposa,
che tornerà a svegliare ogni ramo sopito.

E le foglie cadono, lievi come ombre,
si adagiano ai piedi dei tronchi antichi,
sono loro stesse luce che ritorna alla terra,
cenere d'oro che nutre le radici.

L'albero osserva, quieto e paziente,
con la saggezza del tempo impresso nel legno.
Sa che per ogni foglia che il vento porta via,
ci sarà un germoglio che il sole farà nascere.

Così, in un ciclo di addii e ritorni,
gli alberi accettano la danza del cielo,
senza pianto né rimpianto:
una promessa custodita nei rami spogli,
una fede silente nel ritorno della luce.


La vetta è là, dove il cielo si stringe,
un picco di fuoco e respiro,
una promessa sospesa, la febbre di un sogno,
mentre ogni passo si fa scalata di vento.

Salire  è sudore antico,
è scagliare il cuore più avanti del passo,
lassù l'anima crede,
vede la luce, l'incendio dell'alba.

Eppure, il vero confine è il ritorno,
è la discesa che trema sotto i piedi,
la frana che s'apre nel buio del petto,
il sentiero che cede, il vuoto che attende.

E l'entusiasmo si fa cenere,
è qui che la voce si spezza nel silenzio,
e l'anima vacilla, stanca di sogni,
smarrita nei crepacci dell'umore.

Ma al vuoto cediamo il passo, 
se nella pietra troviamo radici e riposo,
allora, tra le rovine, potremo vedere
una luce lontana, un filo d'aurora.

Nel fondo più nero del viaggio,
un germoglio sottile saprà farsi strada:
è la speranza, il ritorno della vita,
che sorge come il sole dai margini del mondo.


C'era un tempo in cui ogni giorno brillava,
ogni gesto, ogni passo, sembrava scoperta.
Poi sei arrivata tu, abitudine,
con il tuo passo leggero, ma implacabile.

Hai preso il nuovo e l'hai fatto normale,
hai tolto il colore alle cose,
le hai coperte con un velo di grigio,
di ovvio, di niente.

L'entusiasmo, un tempo scalpitante,
ora dorme tra gli angoli del quotidiano,
mentre tutto scorre come un fiume stanco,
sempre uguale, sempre sicuro.

Eppure, sotto il tuo manto soffocante,
qualcosa ancora si muove, resiste.
Un desiderio di strappare il velo,
di guardare ancora il mondo con occhi nuovi.

Abitudine, ti temo e ti rispetto,
ma non voglio che tu vinca sempre.
Lasciami un attimo, un respiro,
per ricordare che vivere è sorpresa.


Domani è l'eco di desideri taciuti

il palpito d'un respiro che sfida la quiete,
un sentiero serpeggiante verso l'ignoto,
tracciato nel cielo da mani invisibili.

È l'abisso che chiama i cuori ardenti,
un abbraccio che attende tra i veli del fato,
il coraggio di chi sfiora l'eterno,
e un canto segreto che invita al risveglio.

Così, nel silenzio che avvolge la notte,
mentre il mondo si piega al sonno dell'ora,
noi serbiamo la fiamma del Domani,
pronti a danzare sull'orlo delle stelle.

La fantasia, con dita d'ombra e luce,
erige ponti tra il finito e l'infinito,
e in quel volo sospeso nel grembo del tempo, ci fa creature d'eterno,
di sogno tessuto.


Sento il richiamo lontano dell'ignoto,
una voce che vibra come vento,
e mi spinge a oltrepassare confini
che la mente disegnam

Viaggio, perché ogni passo svela un mondo,
e non è solo terra o mare che cambio,
ma orizzonti di sguardi, pensieri, visioni,
che si aprono come onde sull'anima.

Che importa quanto porto con me?
Se cammino leggero, se apro le mani,
ogni strada è ricca, ogni giorno un tesoro,
ogni incontro uno specchio profondo.

Così vado, verso il non ancora visto,
verso il non ancora detto, verso l'oltre,
perché ogni confine che supero
mi lascia più vasto, più vero, più libero.


Con leggerezza sfioro il mondo.
Tra sogni di coraggio e venti leggeri,
la fantasia disegna mondi segreti,
dove l'anima danza su fili di misteri.

È il coraggio che spinge il pensiero,
oltre i confini del dubbio,
e la leggerezza diventa respiro,
un soffio che cerca l'orizzonte, a sfumare.

La fantasia, con mani invisibili, crea
ponti tra il reale e l'infinito,
e in quel volo sospeso nel tempo,
ci fa creature d'eterno, di luce vestito.


Ogni alba ci riveste, creature d'argilla e ombra,
con mantelli d'opinioni tessuti al sole,
trame fitte di sussurri, di sentenze sottili
che ci coprono il viso come polvere antica.

Indossiamo pensieri come vecchie corone,
come anelli di ferro freddo,
ci ornano e ci pesano,
ci fanno interi sotto il cielo eterno.

E camminiamo così, avvolti in parole,
eco di chi fummo e di chi mai saremo,
ornamenti lucenti e opachi,
un baluginare di verità dimenticate.

Ma se un giorno, nel cerchio del tempo,
davanti al fuoco di un'altra vita,
osassimo spogliarci di queste vesti consunte,
se lasciassimo cadere ogni ornamento di vento,

troveremmo forse la pelle nuda dell'anima,
la trama invisibile, la radice di noi stessi:
un battito antico come la terra,
il silenzio che arde in un mondo senza nome,
dove il vero è più profondo di ogni parola.


E restano appese, come foglie d'autunno,
parole sospese, lasciate a metà;
si piegan nel vento, lente svanendo,
come ombre incerte di passi perduti.

Il tempo le sfiora, le veste di polvere,
le stacca leggere dai rami dei giorni;
e più le riprende quel soffio sottile,
più svaniscono, pallide e stanche.

Così, come farfalle che han smarrito la via,
si spengono piano, senza rumore,
lasciando nel vuoto un eco distante:
promesse dissolte, nell'aria sospese. 


O dolce, misteriosa arte del pensare,
fiume segreto che scorre silente,
nascondi in te un mondo da esplorare,
e conduci la mente oltre il confine.

In te si cela un luogo profondo,
dove ogni dubbio diventa bagliore,
e ogni idea si fa più rotonda,
ogni pensiero, più vasto, risplende.

In te si rinnova il vero e l'antico,
in mille forme, mutevole e vivo,
e ogni domanda s'avvolge d'infinito
mentre il pensiero ritorna al suo arrivo.

O pensiero, respiro che tutto contiene,
tu sfiori l'alba e dimori nel vento,
compagno dei saggi, mistero silente,
che al giorno e alla notte dà forma e senso.


Quando il mondo riposa in quieta attesa,
e ogni voce si spegne, lontana, sommessa,
giunge il silenzio come ombra sospesa
a svelare ciò che il giorno spesso cela.

Ha il silenzio memorie antiche e segrete,
parla di mondi perduti e di stelle lontane,
e sussurra risposte, in un soffio d'estate,
sui passi dimenticati, sulle strade arcane.

Così, in questa calma che tutto avvolge,
chi ascolta può forse capire davvero,
ché nel nulla più muto, quando il buio si scioglie,
vive la verità, custodita nel mistero.


l destino è un vecchio aristocratico,
con il bastone d'avorio e il mantello di seta,
cammina lento, signore del tempo,
mentre gioca a dadi con l'anima inquieta.

Osserva dall'alto, finge di dormire,
ma ogni passo è già nella sua danza,
sussurra promesse che risiedono nell'eterno,
e con un cenno elegante, disegna la tua strada.


Una stanza tutta per sè,
dove il tempo si ferma e tace,
dove il giorno indugia in penombra
e la notte sussurra lieve.
Qui s'intrecciano i pensieri,
come rami secchi nell'autunno dorato,
qui si cela l'anima in foglie tremanti,
e il silenzio si posa, eterno custode.

Non chiede più che questo,
un angolo intatto, chiuso al mondo,
dove i passi risuonano piano,
come echi lontani di epoche svanite 
un luogo in cui posarsi,
dove l'ombra della sera  avvolge,
come un mantello di seta e quiete.

Qui siede e ascolta il mormorio dell'aria,
che parla in lingue dimenticate,
porta lontano, là dove il cielo
è  senza confini 
e la luce, fievole, disegna i contorni
di quel che è stato e di ciò che è
ancora vivo.

In questa stanza, fatta di sogni e polvere,
io vivo e muoio ogni giorno 
rifiorisco in primavera di ricordi,
avvizzisco nell'inverno delle attese,
eppure trovo, nell'essere sola,
la mia compagnia più fedele 
una stanza tutta per me, e nulla più,
come un piccolo mondo in cui perdersi
e ritrovarsi, sempre, diversa e la stessa.


C'è una crepa nella volontà,
una ferita sottile che parla piano,
un sussurro di stanchezza e di lotta,
un'ombra fragile,
ma non priva di luce.

Dove il pensiero si spezza, si apre un varco:
entra il vento delle possibile,
entra la speranza vestita di silenzio,
entra il coraggio che non sapevamo di avere.

Servono gocce di fiducia,
come rugiada su un fiore piegato,
come un raggio di sole
che indora i contorni del dubbio.

Quella crepa non è la fine,
è l'inizio di un canto diverso,
il punto in cui il buio si arrende
e la forza nascosta prende il suo posto.

Lascia che si apra,
non temere il cedimento:
anche ciò che si incrina può brillare,
se trova il riflesso della tua speranza.


Nei silenzi profondi di notti antiche,
dove il buio avvolge ogni forma e pensiero,
ti accolgo, ombra errante di memorie sopite,
per svelare segreti laddove sfuma il mistero.

Tra veli argentati e sguardi nascosti,
soffi di ricordi su sentieri smarriti,
si mescolano passi d'anime perse,
in echi lontani, sospiri infiniti.

Mistero che vive nel respiro del vento,
portami il suono di storie scordate,
mentre il tempo, tessitore paziente,
intreccia destini e verità svelate.

Così, tra la danza di luce e d'ombra,
ricorderò chi sono e chi sarò,
nella trama sottile dell'eterno ritorno,
ove ogni cosa scompare e poi tornerà.


Se non ora, allora sarà poi,
o forse nel mai di un giorno lontano,
dove le promesse dormono quiete,
e i desideri s'involano invano.

Che mai sarà, se non questo nulla,
dove il vento ci parla di sogni irrisolti,
e restiamo a scrutare quel cielo immenso
dove mai giuge l'atteso moment0.

Così il tempo ci avvolge, e più domandiamo,
più muta il momento, in eterno sfuggente;
ora non è, ma forse domani…
e intanto svaniscono i giorni nel vento.


Il mare sussurra poesie senza tempo,
canta con labbra d’argento segreti che solo il vento raccoglie,
mentre le onde, come carezze eterne,
si adagiano sulla riva e poi fuggono,
portando con sé sogni mai raccontati.

È un respiro antico, profondo e misterioso,
che abbraccia il cielo e bacia le stelle,
mentre nell’abisso danzano luci nascoste,
perle di silenzio avvolte dal blu infinito.
Ogni onda è una storia,
un canto che nasce dal cuore della terra,
e nel suo infrangersi rivela il desiderio dell’infinito.

Il mare conosce il dolore dell’attesa,
il dolce tormento delle partenze,
e il languido abbraccio del ritorno.
In lui si specchiano i sogni più segreti,
le paure taciute,
e le speranze sospese tra un’onda e l’altra.
È una culla di mistero,
una danza di luce e ombra,
dove l’anima si perde e si ritrova,
come la luna che si riflette, fragile,
nelle sue acque insondabili.

Mirabile gioco di luci e colori,
che in danze lievi sorvola i giorni,
come riflessi su un'acqua quieta,
si desta al passaggio della nostra attenzione. 

attimi che brillano e subito svaniscono,
dipingendo il tempo di sogni leggeri,
e ciò che era spento si accende d'incanto,
rendendo prezioso ogni libero attimo.

Che mai sarebbero i giorni uguali,
senza quest'arte di perdersi un poco,
dove la vita, si veste di luce,
e la monotonia si fa dolce spettacolo.


Oh Pessoa, spirto errante,
nell’eterno albore del dubbio,
sei come zeffiro che sussurra al creato,
ma resti tenebra, nome tra il muto stuolo.

I tuoi canti, arcani e cangianti,
son l’onda che striscia su lido remoto,
portan sale di vita e di morte,
dissolvendo verità nell’etere.

Quanti sembianze hai rivestito,
per celare il vuoto dell’universo?
Eppur, in ogni maschera,
specchiamo in noi l’infinito errare.

Tu, che l'infinito cercasti
nell’intimo abisso dell’essere,
ci porgesti specchi infranti,
e l’amaro destino di sogni senz’ombra.

Nel passo tuo, il dubbio carezza,
sospingendo il tremore delle nostre verità.
Tu, poeta del lume e delle tenebre,
ci giudasti entro il dedalo dell’anima.

E ora, nell’eternità del nulla,
scruti in silenzio e immobile,
simile al cielo sopra le stelle,
fermo, in un arcano insondabile.

Le anime perse fluttuano al vento,
tra sogni svaniti e ricordi sfumati,
cercando nell’infinito un riflesso di sé:


Non hanno dimora,
se non il cielo mutevole e l’abbraccio della notte.
Ogni passo è un sussurro dimenticato,
un battito smorzato nel cuore del silenzio.
Sospese tra l’essere e il perdersi,
vivono nei crepuscoli,
dove il giorno si fonde con l’oscurità,
e il mondo si fa sogno.

Sono anime senza tempo,
che vagano in cerca 
di un nome mai pronunciato.
Ma forse, in quell’erranza,
si nasconde una bellezza segreta,
un’armonia fragile che risuona nel loro smarrirsi,
come una melodia lontana,
che solo il vento sa ricordare.

Il cambiamento è un soffio di luce,
che serpeggia tra rami cadenti e spogli,
è l'onda che bacia le rive dell'essere,
lasciando sirene tra i canti e i sogni.

L'esperienza è polvere d'oro ai calzari,
traccia di stelle svanite nell'ombra,
è il vento che reca fragranze d'altrove,
e nell'oscurità tessé l'arcana trama.

Mutiamo al fluire dei giorni fugaci,
come il fiume che accoglie ciò che si versa;
e nell'eterno sciogliersi d'ogni frammento,
svela il destino una bellezza diversa.


La saggezza popolare è voce antica,
sussurro di terra e vento, di fuoco e radici,
si leva dai solchi che il tempo ha inciso,
tra pietre consunte e sentieri smarriti.

È il canto sommesso di mani callose,
che intessono storie di fango e di grano,
è l'eco di voce che il mondo ha scordato,
ma che ancora risuona, lontana, nel piano.

Parla in proverbio, si cela in un detto,
si schiude nei gesti di chi sa attendere,
è l'occhio che scruta il volto del cielo,
e legge presagi nel volo dei corvi.

È saggezza vestita di cose umili,
di rovi e di miele, di luna e di cenere,
un filo d'oro che lega ogni passo,
un ricamo nascosto nel manto del tempo.

Così, tra parole ruvide e fiabe sospese,
la verità si piega come spiga matura,
e l'antico sapere sussurra all'orecchio,
ciò che il tempo sa già, eppur sempre ascolta.


Non sempre il sole splende, o l'ombra danza,
nel crepuscolo dei giorni, spesso fugge la speranza,
ma nell'eco del silenzio, dove il tempo avanza,
un'anima resta, sebbene il corpo ignora.

Io non sono qui, eppure son presente,
come il profumo d'un pensiero che il vento disperde,
nelle pieghe della mente, nel cuore latente,
un sussurro eterno, un'affetto che non perde.

Nel canto degli avi, nel sussurro delle fronde,
io danzo tra le stelle, mentre l'anima fiorisce.  


Nei tragitti dell'essere, si snodano sentieri,
tracciati da passi di chi ha osato sognare,
come fiumi che scorrono in terre lontane,
portando con sé l'eco di storie da narrare.

Ogni curva è un mistero, ogni pietra un sussurro,
un racconto di gioie, di dolori e di attese,
dove il sole si posa su volti invecchiati,
e la luna veglia su notti accese.

Sui tornanti del tempo si intrecciano destini,
come rami di un albero che lotta per il cielo;
c'è chi trova il coraggio di spingersi oltre,
e chi resta sospeso, tra il sogno e il gelo.

E mentre il cammino svela il suo volto,
tra albe dorate e crepuscoli di brace,
si cela nel viaggio una saggezza profonda,
che abbraccia ogni tappa, ogni gioia, ogni pace.

Così, nei tragitti della vita errante,
si scrivono storie di lacrime e risa,
e in ogni sentiero, in ogni istante,
si cela la bellezza di un'anima in cerca.


Vi sono viaggi che gravano l'anima,
come pietre scolpite da mani divine,
sospesi tra sogno e memoria perduta,
tracciano solchi che il tempo non affina.

Sono sentieri di passi segreti,
che varcano soglie d'oscura saggezza,
dove il vento sussurra nomi sepolti,
e la luna si vela di antica amarezza.

Portano il peso di ciò che è non detto,
come libri di fuoco che ardono muti,
e chi li percorre si perde e si trova,
diviene straniero, ma resta assoluto.

È là che dimora l'arcano silenzio,
tra ombre che danzano in cerchi di sale,
e ogni passo rivela un enigma celato,
un mistero che grava sul cuore mortale.



E così, lo sguardo si posa lieve
su frammenti di verità sospesi nell'ombra,
ferite si dischiudono come petali segreti,
mentre i sogni, sommessi, si accolgono come onde.

Le gioie si intrecciano come brezze fuggenti,
e ogni errore si fa dolce eco nel vento,
in quel svelarsi intimo, senza veli né maschere,
dove l'anima respira, serena nel suo lento incanto.

È un sentiero che serpeggia tra specchi d'anima,
dove l'onestà sboccia come fiore nascosto,
e nell'eco del silenzio, lieve sussurra:
"Qui riposa la tua essenza, nuda e d'oro."

Tra riflessi di luce e ombre che danzano,
l'essere si svela, fragile eppure infinito,
e ogni passo è un battito antico che risuona,
svelando il cuore nel mistero custodito.


Oh, comprensione, chiave degli eterni misteri,
tu che apri le porte dell'essere e del pensiero,
nel silenzio delle notti e nei giorni severi,
sei luce che illumina, dolce e profonda, un ardore.

Nel labirinto delle menti, dove i pensieri si perdono,
tu tendi una mano, svelando la via,
tra sguardi e parole che l'eco discerno,
sei l'acqua pura che disseta la poesia.

Con dolcezza ci avvicini, come brezza leggera,
dissolvendo i confini che dividono il sentire,
in un abbraccio sottile, la vita si rivela,
nel dialogo dei mondi, ci fai unire.

Oh, arte sublime, di cogliere il profondo,
che ogni spirito errante possa finalmente udire,
la melodia d'un universo, che abbraccia e circonda,
nella danza infinita di un eterno fiorire.

Tu sei la chiave, oh comprensione,
che apre le porte di un regno mai visto,
e nei sentieri del vero, senza esitazione,
ci conduci verso un'armonia, dolce e giusta.


Ombre d’Oceano

Nel cuor profondo, ove l’anima si cela,
fiorisce il mormorio d’oceani vasti,
una goccia, misera, ma colma di stelle,
di misteri e di incanti.

Sussurri di mare, echi di tempesta,
nella bruma d’ogni visione, un richiamo,
un vortice d’ombre, di spume e di festa,
dove l’infinito danza, senza tempo né mano.

Riempi il calice d’acqua, o portatore di sogni,
fa’ che l’anima beva dall’abisso profondo;  in un attimo fugace,
dimora l’eterno, nel fragore profondo.

In questa miseria, trova la gloria,
nel solco del cuore,  mentre nell’oscurità,
ogni goccia è l’essenza

di una segreta storia.


Come sogno sospeso, Magritte dipinge,
con pennelli d'ombra e di luce velata,
un mondo che danza tra il vero e l'illusione,
dove l'anima vaga, silente, incantata.

Le nuvole galleggiano dentro stanze vuote,
gli uomini senza volto scrutano il cielo,
e in ogni immagine, un enigma sussurra,
come vento che sfiora il pensiero più lieve.

È un viaggio tra sogni e visioni nascoste,
dove il reale si piega, si spezza, si cela,
e il cuore dell'arte respira segreto,
nell'attimo eterno in cui tutto si rivela.

Magritte si svela, con mano invisibile,
tra ciò che appare e ciò che è celato,
e nella sua tela di sogni sospesi,
scopriamo la verità di un mondo incantato.


Nel silenzio della luna,
sussurri di stelle danzano,
un sogno si tinge di luce,
e l'anima canta, eterna. 

E testimone silenziosa,
illumina sentieri di segreti,
e i pensieri si elevano,
come piume nel cielo stellato.

Ogni nota del tempo risuona,
un'eco di vita e di magia,
in un valzer di emozioni,
dove il destino si intreccia, in armonia.

E mentre danzano le stelle,
sotto il manto di un universo,
l'anima continua a sognare,
nell'infinito abbraccio del verso.


Non dire mai “mai”,
perché il destino è un artista capriccioso,
disegna sentieri dove il cuore credeva ci fosse il nulla,
e colora il cielo proprio quando pensavi fosse solo cenere.

“Mai” è una parola fragile,
che si spezza davanti al primo soffio del vento,
un confine tracciato nell’acqua,
un’illusione che sfugge tra le dita.

C’è una luce che si nasconde nell’imprevisto,
una porta socchiusa oltre il buio,
dove ciò che è impossibile diventa possibile,
e ogni “mai” si dissolve in un respiro.

Non dire “mai”,
perché la vita sorprende,
come un fiore che sboccia nel deserto,
come una stella che nasce nel più profondo degli abissi.

Ogni “mai” è una promessa che si piega,
una sfida che il tempo trasforma,
e l’universo, in un battito,
cambia il corso dei sogni,
mentre tu impari a volare
dove avevi detto non sarebbero mai cresciute ali.

Il Silenzio della Melodia

È il silenzio tra le note,
melodia che si dispiega,
un respiro trattenuto.

Siamo ombre nel crepuscolo,
sospesi nel chiaroscuro,
dove ogni istante è un battito,
un battito di vita e di eterno. 


La Fiducia è un giardino antico, dove sbocciano stelle,
e i sogni radicano tra le pieghe del cielo,
è una melodia dolce, fragile e eterna,
un canto che vibra, nascosto ma vero. 

È un ponte sospeso sul mare dell'incerto,
un volo leggero oltre il buio profondo,
è credere senza vedere l'arrivo,
un respiro d'attesa, un sorriso nel mondo.

Nella tempesta è un faro silente,
che accoglie il cuore quando tutto vacilla,
è la promessa di albe mai viste,
un abbraccio che avvolge senza fare scintilla.

È un giardino segreto, fiorito di attese,
dove germogliano sogni con radici di cielo,
è un'armonia fragile, eppure eterna,
un canto che vibra, delicato e vero.


Il pensiero è un filo d'oro,
che danza leggero,
scivola tra sogni e ricordi,
unisce il presente al momento.

Va oltre i confini del cielo,
dove il tempo non ha più voce,
e torna, silente, 
come una stella nella notte, veloce.

È un battito d'ali sottile,
che sfiora l'anima e va,
e nell'infinito vagare,
disegna l'eterno dove non sa.


Sii paziente, ascolta l'incertezza,
lascia che l'istinto guidi i tuoi passi,
perché nell'irrisolto si cela il tuo viaggio,
una danza di emozioni, un canto di speranza. 


L'imprevisto è un soffio che scompiglia il respiro,
una curva segreta tra i sentieri del tempo,
è il lampo che fende la notte,
 accende il cielo di un bagliore violento.

È il mare che si desta in un moto inatteso,
un vento che scuote le foglie in silenzio,
la pioggia che scroscia su un giorno sospeso,
trasformando il grigiore in un canto d'incenso.

L'imprevisto è un invito a smarrirsi nel buio,
a cercare la luce tra i margini incerti,
è il suono improvviso che rompe il silenzio.

È il mare che sussurra con voce nascosta,
un vento che accarezza le foglie in silenzio,
la pioggia che scroscia su un'ora che ondeggia,
è il canto che giunge quando il mondo riposa.


L’autunno si posa come un respiro di velluto,
sul cuore stanco della terra,
che sussurra al vento il segreto dei suoi sogni dorati.
Le foglie si accendono in un ultimo splendore,
cadendo come stelle arrendevoli,
che danzano lente nel tramonto dei giorni.

Il cielo si veste di malinconia,
un’ombra lieve avvolge le colline,
e il silenzio si fa musica tra i rami spogli,
che tremano al tocco di un vento gentile.

La terra si addormenta in una culla di rame e di oro,
mentre l’aria profuma di pioggia e di nostalgia.
C’è una dolce resa nell’autunno,
un invito a contemplare l’effimero,
ad abbracciare il mistero di ciò che sfugge,
di ciò che muore per rinascere.

E noi, come foglie, ci lasciamo andare,
affidati al tempo che passa,
mentre l’autunno, con mano invisibile,
scrive sui nostri giorni una poesia
di silenzi, di luci che svaniscono,
e di bellezza che fiorisce nel declino.

Un cigolio sottile,
s'insinua tra le pieghe dell'anima inquieta,
è l'eco di una porta che il tempo socchiude,
un bisbiglio di legno che svela segreti.

Scricchiola piano, come il dubbio che avanza,
sospeso tra il pensiero e l'ombra del silenzio,
e ogni lamento è un passo nell'ignoto,
un'onda che increspa il mare profondo.

È il suono dell'oltre che sfiora il presente,
una ruga nel ritmo di ciò che non dice,
svela fratture nell'armonia taciuta,
un ciglio socchiuso sul volto dell'ignaro.

Così vibra il cigolio dell'animo,
un richiamo nascosto tra luce e penombra,
e nel suo incessante sospiro sospeso,
si cela un mistero che il cuore consuma.

La meraviglia scivola tra l'alba e il crepuscolo,
 come una nota sospesa nel canto del vento. È il fremito di un'onda che si schiude sulla riva, il sussurro di stelle che segrete danzano  e intessono nel cielo.

È un attimo d'eternità imprigionato nel volo di una momento, un respiro sospeso tra la luce e l'ombra, dove ogni cosa si tinge d'oro e l'infinito si riflette negli occhi socchiusi.

Svela ciò che tace, nel silenzio che si arrende al mattino, nello sguardo di un nuovo giorno che scopre il mondo.

La meraviglia è l'eco di un sogno antico,
 la voce segreta del cuore che palpita, sotto il velo di ciò che chiamiamo realtà.

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